Sabato scorso si è tenuta nella capitale iraniana Tehran una cerimonia per ricordare i martiri del disastro di Mina del 2015.
Il sacro santuario di Hazrat Abdol Azim Hassani (AS) a Rey, a sud della capitale, ha ospitato l'evento “Tulipani bianchi” in onore dei martiri.
La cerimonia ha visto la partecipazione dei familiari dei pellegrini iraniani che persero la vita nell'incidente durante i riti dell'Hajj del 2015
Presente anche l'Hojjat-ol-Islam Abdol Fattah Navvab, il rappresentante della Guida Suprema della Rivoluzione Islamica negli affarri dell'Hajj e del pellegrinaggio.
In un discorso, Navvab ha ricordato lo status elevato dei martiri di Mina sottolineando che i martiri sono tra coloro a cui Dio ha concesso la propria grazia.
Il religioso ha aggiunto che la benedizione del martirio è ciò per cui l'Imam Ali (AS) e altre grandi figure hanno pregato.
Il 24 settembre 2015 migliaia di pellegrini, tra cui almeno 465 iraniani, hanno perso la vita in seguito ad una ressa nella zona di Mina, vicino alla Mecca, durante l'esecuzione dei rituali dell' Hajj.
Tra loro c'erano cinque membri di una delegazione coranica iraniana: Hasan Danesh, Amin Bavi, Mohsen Hajihasani Kargar, Foad Mash’ali e Saeed Saeedizadeh.
La ressa è ricordata come l'incidente più grave nella storia del pellegrinaggio alla Mecca. Secondo un conteggio della Associated Press basato su dichiarazioni ufficiali dei 36 paesi che hanno perso cittadini nel disastro, più di 2.400 pellegrini hanno perso la vita nell'incidente. Altre stime comunque portano il numero dei caduti a oltre 7 mila persone.
Gli osservatori ritengono che la negligenza e la non curanza delle autorità saudite nella mancata prevenzione e nella fase dei soccorsi sia stata la causa principale della strege. Molte delle vittime infatti sono decedute di sete nelle ore successive all'incidente mentre si trovavano ancora a terra, ammassati uno sopra l'altro, senza aver ricevuto aiuti.
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