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Versetti quotidiani: Dio ha concesso a Satana del tempo; digressioni sui concetti di finito, infinito ed esistenza

10:31 - April 25, 2023
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Tehran-Iqna- Secondo il versetto 15 della Surah Al-A'raf, Dio ha concesso a Iblis (Satana) un tempo limitato per le sue azioni. Il tempo concesso è fino al Giorno del Giudizio che sebbene per noi può sembrare un'immensità, non è altro che un attimo in confronto all'attributo divino dell'essere infinito

Versetti quotidiani: Dio ha concesso a Satana del tempo; disgressioni sui concetti di finito, infinito ed esistenzaSecondo il versetto 15 della Surah Al-A'raf, Dio ha concesso a Iblis (Satana) un tempo limitato per le sue azioni. Il tempo concesso è fino al Giorno del Giudizio, che sebbene per noi può sembrare un'immensità, non è altro che un attimo in confronto all'attributo divino dell'essere infinito. In generale qualsiasi ente che ha un limite e termine è posto in una posizione di mera contingenza in relazione all'infinito.

Parlando in ottica temporale (ma si potrebbe allargare il concetto a qualsasi altro ambito), qualsiasi ente finito e limitato è privo di esistenza reale, dato che verrà il momento in cui tale ente non ci sarà più, quindi porta già da ora in sè l'attributo della non esistenza. Una volta che l'ente finisce non c'è più ed è come se non ci fosse mai stato.

Si può obiettare che l'ente in questione pur non essendoci più ha comunque lasciato un'eredità, una traccia, un effetto. Tuttavia tale impronta dovrà essere nel caso percepita da altri enti che però sono a loro volta finiti e limitati e giungeranno anch'essi a non essere più. Quindi anche l'effetto e la traccia lasciata da un ente dopo la sua fine può essere concepita solo in relazione ad altri enti che sono a loro volta finiti. Nel momento in cui anche tali enti non ci saranno più, logicamente verrà meno anche la traccia dell'ente preso in esame e sarebbe come se tale ente non fosse mai esistito.

Ora se tutto ciò che esiste giungesse a termine, sarebbe come se nulla fosse mai esistito. Non ci sarebbe nulla che potesse pensare, contemplare, ricordare, percepire o relazionarsi con ciò che era esistito. L'esistenza ha senso solo in presenza di un esistente. Senza l'esistente non c'è esistenza.

Tuttavia, immaginare un contesto in cui ogni cosa finisce e l'esistenza diventa non esistenza è un controsenso, in quanto il fatto stesso che possiamo pensare al concetto di non esistenza fa sì che la non esistenza in realtà sia. Quindi giungiamo alla conclusione che si è sempre e comunque in presenza di un esistente che permette anche alla non esistenza (o quello che noi immaginiamo come tale) di esistere.

Detto ciò, solo il concetto di infinito e qualcosa che sia dotato dell'attributo dell'infinitezza può far sì che l'esistenza abbia significato o meglio dire abbia modo di essere. L'esistente necessario affinchè ci sia l'esistenza può essere solo qualcosa di infinito che non abbia un limite e termine come gli enti di cui abbiamo trattato sopra.

Nella visione unitaria islamica tale esistente non è altro che Dio. Senza esistente non c'è esistenza , così come senza esistenza logicamente l'esistente non avrebbe modo di essere. Di conseguenza, soffermandoci con attenzione su tale concetto, ci rendiamo conto che esistente ed esistenza diventano la stessa cosa.

In questo contesto Dio non solo è causa di ogni cosa e dell'esistenza, ma è l'Esistenza stessa. Non c'è esistenza all'infuori di Dio e tutto il resto è solo un accidente dell'infinitezza di Dio.

Anche la coscienza che abbiamo di noi stessi (ad esempio quando abbiamo affermato poc'anzi che in quanto esseri pensanti siamo in grado di immaginare il concetto di non esistenza rendendo dunque la non esistenza un controsenso logico) non è un qualcosa di separato dall'esistenza reale che è Dio Stesso. Come abbiamo sottolineato sopra, se non fosse stato per l'esistente infinito e sempre presente, non ci sarebbe l'esistenza e senza esistenza noi non avremmo coscienza di noi stessi. L'Esistenza stessa, come detto, è Dio.

Le digressioni di cui sopra sono state trattate nel corso dei secoli da diversi pensatori islamici i quali hanno cercato di provare il proprio ragionamento logico e in alcuni casi hanno tratto il ragionamento logico da diversi passi del Sacro Corano e dagli Hadith del Profeta e degli Ahl-ol-Bayt. Tra essi spicca il nome del filosofo e gnostico persiano Sadr ad-Din Mohammad Shirazi, conosciuto come Molla Sadra, il più rinomato pensatore musulmano ad aver teorizzato il primato dell'esistenza sull'essenza, identificando la base dell'esistenza con Dio Stesso. Il sistema filosofico ideato da Molla Sadra prende il nome di Hikmat Mote'alieh (Saggezza trescendentale) ed è stata esplicata nella sua opera principale "Al-Hikmat al-Mote'alieh fi al-Asfaar al-Aqliah al-Arba'e" (Saggezza trascendentale nei quattro viaggi dell'intelletto). 

E' doveroso comunque sottolineare che concetti come esistenza, esistente, essere, infinito ecc... così come qualsiasi cosa da noi immaginata e pensata, anche la più sublime, non possono bastare a descrivere Dio. Anzi, sono termini e concetti diminutivi. Dio trascende da tutto ciò. Questo è uno dei motivi per cui in ambito islamico alcuni studiosi hanno guardato con apprensione a ragionamenti di questo tipo ed alla filosofia in generale, temendo di rendere descrizioni limitative di Dio o di associare al Creatore termini e concetti che non possono essere a Lui associati.

D'altro canto va detto che l'essere umano è portato per natura alla ricerca della perfezione. Condizione naturale immessa in noi da Dio Stesso e che ci è valsa la posizione di "Khalifat-Allah", ovvero rappresentanti di Allah sulla terra che Lui Stesso ci ha assegnato a detta del Corano e degli Hadith. E quale condizione può rappresentare al meglio tale posizione se non la ricerca della perfezione? Quindi cercare di comprendere e contemplare il nostro stato di cose e pensare a Dio non va considerato di per se come qualcosa di pregiudizievole. Non solo, ci sono passi del Corano e Hadith che ci indicano il contrario, invitandoci ad una fede consapevole e alla contemplazione di Dio attraverso i suoi segni facendo uso dell'intelletto che Lui Stesso ci ha donato.

Ovviamente tutto ciò va fatto con la consapevolezza dei nostri limiti e del fatto che la vera essenza di Dio trascende da ogni termine e concetto da noi immaginato. In realtà noi nei nostri ragionamenti non abbiamo a che fare con la vera essenza di Dio ma con le emanazioni di tale essenza, come i Suoi attributi.

Quindi per concludere, quando ad esempio si afferma che l'esistenza si identifica con Dio Stesso, siamo ben consapevoli che la vera essenza di Dio trascende anche da un simile concetto ma che nell'ambito del nostro intelletto l'affermazione di cui sopra rappresenta il punto più alto del nostro atto di contemplazione di Dio.

 

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